Murales: arte figurativa o atto di vandalismo?
Di Radagasth - 27/08/2008 18:08:12
Avete presente il film “Scrivilo sui muri” di Giancarlo Scarchilli con Cristiana Capotondi e Primo reggiani? Stiamo parlando di una storia d’amore e d’amicizia ma anche di un viaggio adrenalinico, divertente e conflittuale nel mondo dei “writers”.
Famosa ormai in tutto il mondo, la parola “murales” indica quelle pitture eseguite sulle pareti di edifici pubblici o privati, alle cui composizioni partecipano, nella maggior parte dei casi, più persone spinte da un interesse comune: destinare un messaggio al casuale lettore, narrare fatiche, denunce, grandi conquiste di una piccola comunità, amori dichiarati, amori finiti, delusioni…
Il “muralismo” è una forma d’arte figurativa che nasce in Messico nei primi anni del ‘900. Ma è dopo la prima metà degli anni ’80 che raggiunge il massimo livello di maturità stilistica grazie all’avvento del “graffitismo”, ovvero l’arte di fare murales con la vernice spray. E’ chiaro che una tale manifestazione socio-culturale comporta necessariamente delle conseguenze legali: muri dipinti, treni “vestiti” di colori e sottomanifestazioni sociali come il “writing” (atto dello scrivere parole sui muri delle città) , non sono di certo previsti e regolamentati dal nostro codice civile in qualità di atti legali. Ma si tratta pur sempre di una forma di manifestazione del pensiero, che se non arreca danni a monumenti o ad altri elementi di arredo urbano, può contribuire all’ornamento cittadino! “Ogni murales può essere il racconto di una vicenda umana, ogni vicenda umana può essere raccontata attraverso un murales” ( Marcello Murtas).